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Perdita di biodiversità: la crisi finanziaria trascurata

  • beelifeeu
  • 3 aprile
  • 2 minuti di lettura

Un'innovativa collaborazione tra Allianz Research e Wageningen University & Research ha gettato nuova luce sulle conseguenze economiche del declino della biodiversità, rivelando che non si tratta solo di una crisi ecologica, ma di una minaccia finanziaria incombente.

Il rapporto, La nuova frontiera del rischio in finanza: Concepts, Challenges, and a First Quantitative Case Study on Pollination Biodiversity Loss (Concetti, sfide e un primo caso di studio quantitativo sulla perdita di biodiversità nell'impollinazione)avverte che le istituzioni finanziarie si trovano ad affrontare rischi economici, reputazionali e legali crescenti a causa del deterioramento degli ecosistemi. Questo studio, sostenuto da uno dei maggiori fornitori di servizi finanziari al mondo, fa eco alle preoccupazioni espresse da tempo dai gruppi ambientalisti europei e sottolinea una dura realtà: l'economia globale è profondamente intrecciata con la natura.


L'alta posta in gioco del declino della biodiversità

Tuttavia, la quantificazione di questi rischi rimane una sfida. A differenza delle emissioni di carbonio, la perdita di biodiversità è altamente localizzata, con impatti che variano da regione a regione. Le attuali valutazioni del rischio si basano su parametri qualitativi, lasciando le istituzioni finanziarie in difficoltà nel misurare le ricadute economiche dirette.

Un nuovo approccio: Misurare il costo del crollo dell'impollinazione

Per colmare questa lacuna, Allianz e l'Università di Wageningen hanno utilizzato il programma MAGNET per analizzare le ripercussioni finanziarie della perdita dei servizi di impollinazione (PSL), una funzione critica dell'ecosistema.

Le loro scoperte sono crude:

  • Un crollo totale dell'impollinazione potrebbe ridurre la produzione agricola fino al 7,87% in Belgio, con perdite di 26 miliardi di dollari. perdite di 26 miliardi di dollari negli Stati Uniti.

  • Anche una diminuzione del 20% degli impollinatori ridurrebbe la produzione di un valore compreso tra lo 0,45% e l'1,92%.colpendo in modo sproporzionato nazioni come l'Italia, la Spagna e gli Stati Uniti, dove le colture chiave (mele, noci e pere) dipendono fortemente dagli impollinatori.

Ma i danni non si fermano alle aziende agricole. Anche le industrie a valle - alimenti trasformati, carne, bevande e servizi alimentari - ne risentirebbero. Il settore alimentare italiano potrebbe perdere 4 miliardi di euro all'anno, mentre la Germania ne subisce 2, quasi pari all'impatto diretto sull'agricoltura. L'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e la dipendenza dalle importazioni metterebbero ulteriormente a dura prova le economie.

Vincitori e vinti in una crisi della biodiversità

Sorprendentemente, il rapporto suggerisce che alcuni settori potrebbero beneficiarne. Se l'agricoltura vacilla, la manodopera e il capitale potrebbero spostarsi verso l'industria e i servizi, favorendo la crescita a breve termine nei settori non agricoli.

Ma questi guadagni sono illusori. Il rapporto del WEF Rapporto sui rischi globali 2024 classifica la perdita di biodiversità come la terza più grande minaccia economica del prossimo decennio, sia per la scarsità di risorse che per le mutevoli esigenze di sostenibilità.


Il bilancio: La protezione della natura protegge l'economia

Il settore finanziario non può più permettersi di trattare la biodiversità come una questione ambientale di nicchia. Misure proattive - dagli investimenti sostenibili alle riforme politiche - sono essenziali per prevenire gli shock sistemici, preservare il capitale naturale e garantire la resilienza economica a lungo termine.

Il messaggio è chiaro: salvaguardare la biodiversità non significa solo salvare le specie, ma anche salvaguardare l'economia globale.



Fonti:


 
 
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